Archivi giornalieri: 12 novembre 2012

Il prof. Monti bocciato all’esame di economia reale (MoviSol)

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Articolo Originale di MoviSol: http://www.movisol.org/12news201.htm

14 ottobre 2012 (MoviSol) – Quando si dice che gli economisti di oggi sono incompetenti qualcuno penserà che sia solo una provocazione. Ma venerdì è stato proprio il Presidente del Consiglio Mario Monti a fugare i dubbi a proposito, nel rispondere alle domande dei giornalisti stranieri all’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Stampa Estera di Milano.

Quando il corrispondente dell’EIR Andrew Spannaus ha chiesto al supertecnico – che per molti anni ha ricoperto la carica di presidente della più rinomata tra le università in materie economiche in Italia, la Bocconi – se non sia necessario tornare alla separazione bancaria per garantire che la liquidità vada all’economia reale piuttosto che alle operazioni speculative, Monti ha dapprima fatto qualche giro di parole sulle regole europee e il “pragmatismo” di Mario Draghi. Poi ha concluso con questa perla di saggezza economica: “Sulla questione della separazione tra le banche commerciali e le banche d’investimento….. non l’ho particolarmente approfondita”.

Dunque il massimo esperto economico, il professore che ci somministra la medicina amara di tagli, tasse e liberalizzazioni, non è in grado di pronunciarsi su uno dei temi più importanti per l’economia in questo momento; infatti cresce il dibattito sulla separazione bancaria (sul modello della Legge Glass-Steagall varata sotto il presidente Franklin Delano Roosevelt del 1933) in Europa e negli Stati Uniti, fino al punto che anche l’Unione Europea ha dovuto pronunciarsi proprio in questi giorni, con il rapporto Liikanen (vedi “La ‘separazione bancaria’ dell’UE: non è Glass-Steagall, e nemmeno una separazione”).

Eppure Mario Monti, che non esita ad assicurarci che gli effetti recessivi delle misure recessive fossero attesi – ma stranamente non ce l’aveva detto prima – e che queste importanti riforme ci permetteranno di riprenderci nel futuro, si rifiuta di affrontare la vera questione strutturale per il sistema finanziario mondiale: l’assoluto predominio della speculazione finanziaria nei confronti dell’economia reale. Infatti la corsa folle a immettere sempre più liquidità nel sistema, aumentando gli interventi della Banca Centrale Europea e lanciando anche nuovi strumenti come l’ESM, serve solo a rifinanziare le grosse banche e perpetuare un modello basato sul profitto puramente speculativo, dove i soldi non arrivano mai all’economia reale.

Alla popolazione è ben evidente che le imprese e le famiglie hanno forti difficoltà nell’accedere al credito, proprio nel periodo in cui serve di più. Agli esperti però, evidentemente questi dettagli importano poco, presi come sono a placare i “mercati” che devono giudicare l’azione di risanamento dei conti pubblici.

Un altro giornalista presente alla conferenza stampa ha notato che il Presidente del Consiglio si è un po’ innervosito alla domanda dell’EIR. E a dire il vero è possibile che Monti conosca bene l’argomento, ma abbia semplicemente preferito non affrontarlo. In questo caso, oltre alla mancanza di comprensione dei meccanismi dell’economia reale, si aggiungerebbe la piccolezza di chi ha paura di rispondere dei propri errori.

Due Somari Due compari (Piero Laporta)

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(Articolo originale del 06/11/2012: http://www.pierolaporta.it/due-somari-due-compari-2 )

Obama o Romney? Visto che persino il fainancialtaims s’avventura in dichiarazioni di voto, ne facciamo una anche noi: non ce ne frega nulla.

Chiunque dei due vinca – e vincerà Obama, perché così è deciso – questi Stati Uniti non sono più quello che furono durante la 2^GM e nella Guerra Fredda. Mano a mano la loro classe politica è finita in mano a banditi pronti a tutto.

Caduto il Muro di Berlino, gli Stati Uniti avevano due opzioni: negoziare il loro incolmabile debito pubblico in un mondo pacificato oppure alzare la tensione mondiale per elevare il costo del barile e costringere con la forza militare a comperare il greggio col dollaro, uccidendo chiunque si opponga. Scelsero la seconda opzione, per seguire la quale imboccarono la strada delle congiure.La prima di queste, Tangentopoli, distrusse l’unica classe politica europea – socialisti e democristiani –  in grado di comprendere e contrastare la loro strategia. Ai vecchi alleati esigenti preferirono gli antichi avversari ricattabili, del resto compagni di strada di ben riuscite imprese banditesche, come l’assassinio di Aldo Moro e la trattativa con la mafia per la base di Comiso che costò la vita a Carlo Alberto Dalla Chiesa e Pio La Torre, tanto per fare alcuni esempi, non tutti. Si appoggiarono così ai rimasugli del Partito Comunista Italiano, le cui marionette, mutato l’abito di scena, si riproposero come vestali del liberismo.

Il costo del petrolio nel corso dal 1861 al 2008

Il problema degli Stati Uniti nel 1973 fu portare il barile da 20 a 40 dollari; nel 1980 da 40 a 100; l’11 settembre 2001, da 20 dollari si portò nuovamente verso 100; oggi non bastano più 100 dollari, ne vorrebbero 200, domani 400, mano a mano sempre di più. Il controllo militare delle fonti petrolifere, unito all’uso indiscriminato della forza conferisce al dollaro, che altrimenti sarebbe carta straccia, la qualità di moneta di scambio per le transazioni energetiche. Quanto può durare?

Potrebbe durare a lungo se le famiglie della buona società americana preferissero il lavoro alla ludoteca e inviassero i loro figli sui fronti di guerra. Da tempo invece il denaro rapinato ha infettato di decadenza tanto le famiglie quanto l’esercito. Così è giocoforza esigere che il resto del mondo lavori e produca, mentre le operazioni militari si affidano a mercenari, reclutati sotto varie forme, oppure alle truppe alleate, analogamente a quanto fece l’impero romano al tramonto.

Solo caudatari senza dignità, come i politici italiani, possono supporre d’essere alleati con un paese le cui banche ci bombardano con le transazioni istantanee, facendo pagare a tutti noi le loro enormi dissipazioni.

Il mio amico, colonnello statunitense in pensione, mi ricorda tuttavia che c’è un hi-tech militare che fa la differenza. È vero la tecnologia degli aerei senza pilota, per esempio, ha modificato le regole della guerra, da quando essa si può condurre dall’ufficio e sembra apparentemente poter fare a meno del campo di battaglia. “Return”… e puff il nemico non c’è più, vaporizzato da un missile piovuto dal cielo come le saette di Zeus. In questo modo tuttavia la tecnologia ha inciso sulla politica della guerra, oltre ogni immaginazione. Le piattaforme unmanned, in particolare quelle aeree, tolgono alla guerra l’attrito di clausewitziana memoria, spogliando l’esecuzione militare d’ogni rischio e di qual si voglia incertezza: individuato l’obiettivo, si colpisce da migliaia di chilometri senza alcuna remora, certi che l’operazione, quantunque ripetuta migliaia di volte, non ha  (apparentemente) conseguenze sulla macchina del consenso elettorale, anzi.

Obama, in un duello tivvù, ha infatti ricordato allo sprovveduto Romney che la forza militare non si misura più come nel passato. Verissimo.

Inutile quindi entrare nelle aritmetiche delle vittime civili; delle donne, dei vecchi e dei bambini uccisi dalle operazioni dei drone. Anche se solo un innocente avesse perduto la vita, gli agguati dal cielo con armi sofisticatissime hanno la medesima levatura morale del colpo di lupara al riparo d’un muro a secco. Quand’anche tutti i morti fossero tutti nemici – di chi poi? – gli agguati dal cielo sono una depravazione ulteriore della guerra, assimilando l’oligarchia dotata di implacabili hi-tech alla setta degli Hashishin.

Questo progresso che ci precipita nella barbarie del passato renderebbe persino grottesche, se non fossero tragiche, le condoglianze di Anders Fogh Rasmussen, Nato Secretary-General, alla Turchia per una modesta salva di mortai dell’esercito siriano, con cinque vittime civili. Non importa se il premio Nobel per la pace Barak Obama vincerà le prossime presidenziali. Queste armi stanno trasformando la democrazia Usa. Il dibattito su questo tema presagisce una mutazione perversa; nessuno può dire quanto incontrollabile essa possa diventare, ma di certo porta alla sconfinata barbarie e, con questa, alla fine del sistema americano, che fu fondato su tutt’altri valori.

Qualcos’altro intanto sta mutando. Russia e Cina poche settimane fa hanno stretto un accordo, col quale Mosca garantisce a Pechino quantità illimitate di forniture energetiche pagate con yuan, la moneta cinese. Questo fatto è più d’una rivoluzione monetaria, nonostante sia stato minimizzato sulla libera stampa italiana. Lo yuan, finora moneta non convertibile, accettato da Mosca in pagamento delle forniture energetiche, rappresenta il vero sigillo dell’alleanza fra Russia e Cina, tante volte annunciata, altrettante rimasta sulla carta.

Lo scontro militare fra USA e Cina sarebbe certamente a favore degli americani, finché il gigantesco programma di riarmo cinese non sarà oltre metà strada, cioè entro i prossimi cinque anni. Lo scontro militare fra USA e Russia sarebbe, sicuramente più del precedente, a favore degli americani, grazie al divario di tecnologia militare fra i due paesi.

Se tuttavia si andasse oggi allo scontro militare fra USA e l’alleanza Russia-Cina, la partita volgerebbe al peggio per Washington perché l’intero Pianeta gli si rivolterebbe contro e la stessa tenuta interna del sistema statunitense diverrebbe incerta e insidiosa, mentre i fronti di guerra non si rivelerebbero così mollicci come supposero i loro supponenti analisti. È, quest’ultimo,  un errore nel quale sono caduti ripetutamente. Un errore che in Siria oggi appare in tutta la sua macroscopica e stupida gravità.

Il fatto positivo è che in Israele una vasta maggioranza non intende più fornire alibi per le guerre che elevano il costo del barile, nella consapevolezza che il mondo è vicino allo scontro nucleare, ben più pericolosamente e con molte maggiori probabilità di quanto fosse durante la Guerra Fredda. Questa è la radice della crisi finanziaria mondiale: nessun investimento a lungo termine appare consigliabile quando la guerra mondiale incombe così da vicino.

L’umanità ha già pagato più volte a caro prezzo la presunzione del pazzo di turno di vincere le guerre grazie alla supremazia tecnologica. La storia tuttavia, disse Gramsci, è maestra di vita ma non ha scolari.

Due di questi scolari somari stanno correndo per la Casa Bianca, chiunque dei due vinca – e vincerà Obama perché è deciso così – rischiamo ancora lutti, rapine, distruzioni e sacrifici; lo ha certificato qualche giorno fa la diabolica Algela Merkel che dice di vedere nero nei prossimi cinque anni: lutti, rapine, distruzioni e sacrifici, cioé quanto costei e i suoi compari di Parigi, Londra e Washington chiamano crisi economica.